知方号

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Oggi. Stay. è Picabia. Priscilla Salerno e Roberta Gemma, le pornostar simbolo di integrità morale nel cinema porno

Francis Picabia, The two friends”, 1941-1942

Al primo posto tra le serie più viste su Netflix, con un cast che soddisfa perfettamente lo spettatore nell’interpretazione di ogni singolo personaggio e una giusta dose – forse eccessiva (?) – di scene di sesso, Supersex si aggiudica il primato per la serie italiana Netflix più irriverente, audace e intima allo stesso tempo dell’ultimo anno. Sicuramente la curiosità di farsi intrattenere da contenuti sessualmente espliciti fa gola a uomini e donne di qualsiasi età, ma l’elemento aggiuntivo che ha e sta contribuendo al successo di Supersex è la capacità di empatizzare con il protagonista, Rocco Siffredi, interpretato da Alessandro Borghi, attraverso il racconto intimo e trasparente della vita del pornostar più famoso al mondo. La sinergica contrapposizione tra vita sessuale, carriera e vita privata si incastra così bene che è davvero difficile per lo spettatore staccare gli occhi dallo schermo dopo il primo episodio.

Forse, nell’immaginario comune, associare agli attori di cinema porno una vita privata e più in generale sensibilità, debolezze, cultura, valori e un passato fatto di sofferenza, povertà o dinamiche famigliari normali, viene difficile in quanto considerati solo in relazione all’atto sessuale e nulla di più e, automaticamente, considerare il cinema porno una forma di arte e un lavoro nel vero senso della parola è praticamente impossibile. Eppure, i fatti, o meglio, uomini e donne che ne fanno parte, dimostrano il contrario, ossia quanto il mondo del porno è l’ennesimo ambiente di lavoro in cui i dipendenti, ovvero gli attori, i registi, indossano la maschera del lavoratore apparentemente perfetto con tutte le caratteristiche annesse ai mestieri tradizionali: pressione, turni di lavoro, contratti, colleghi con cui si lavora per necessità o convenienza.  Oggi siamo entrati nelle vite di due volti noti del cinema porno, due donne che hanno costruito la loro carriera sul sacrificio, determinazione e passione, conseguendo premi e riconoscimenti di carriera: Roberta Gemma e Priscilla Salerno.

Una carriera nata per gioco oggi ventennale

Due carriere all’alba dei vent’anni quelle di Priscilla Salerno e Roberta Gemma, due tra le poche attrici ancora in atto che hanno avviato la loro carriera con Riccardo Schicchi, il mecenate del cinema hard, produttore, attore e regista che vanta nel suo storico una filmografia ricca e cane da tartufo per le star del porno. È stato lui, infatti, a inserire Priscilla e Roberta nel settore quando erano giovani donne. “Arrivata a Milano a 18 anni, contatto la mia amica che mi aveva fatto fare il mio primo spogliarello a Foggia e le chiedo se ha qualche lavoro per me, così inizio a fare strip nei locali del nord, fino a quando arrivo in un Locale a Firenze in cui c’è Schicchi, che mi invita al suo tavolo con Eva Henger, Cicciolina per propormi un film con lui. Io non sapevo chi fosse, ma qualche settimana dopo mi convinco, lo chiamo, e dopo qualche mese ero sul set per girare il mio primo film”. Con voce fiera e Priscilla Salerno racconta il suo excursus professionale dagli albori fino a oggi, come del resto anche Roberta Gemma che, nel suo racconto vis a vis trasuda orgoglio e allo stesso tempo malinconia per gli anni d’oro in cui ha iniziato la sua carriera. “Nel 2006 inizio a fare gli strip nei locali che facevano parte di Riccardo Schicchi. Una sera, ero al locale Viva Las Vegas. Il mio spettacolo prevedeva e ancora oggi prevede lo strip al contrario (entro sul palco nuda e piano piano mi vesto fino a indossare un tailleur). Riccardo Schicchi mi nota e mi chiede di lavorare per lui. Inizio a Roma e poi anche in altre città ma in un primo momento solo spettacoli. Mentre facevo spettacoli e calendari mi viene proposta la produzione di film hard Pinko”.

La prima esperienza sul set è un po’ come il primo giorno di lavoro per tutti: ansia, tensione, paura dell’ignoto ma una cosa accomuna Priscilla Salerno e Roberta Gemma, entrambe si sono buttate in questa avventura per gioco ben consapevoli, tuttavia, di cosa stessero facendo. Girare un film interamente nude, con altri uomini e durante scene di sesso le spaventa, nonostante ben presto arrivano alle risposte ai loro dubbi. Alla domanda come è stata la prima volta sul set, infatti, rispondono:

“Principalmente volevo sapere dove stessi andando, come capita in qualsiasi ambiente lavorativo, poi controllavo come lavoravano gli altri, come sarei apparsa in schermo e se le scene mi convincessero, ad esempio Rocco Siffredi, per quanto sia un uomo con molta testa, gira delle scene troppo violente”. – R.G.

“Non fu una bella esperienza, sono piombata su un set porno gigantesco con nomi di una certa importanza ed ero spaesata. A quel tempo c’erano le videocassette e quel video si diffuse a macchia d’olio tanto che questa ragazza salernitana, dopo Cicciolina e Moana, divenne famosissima. Quindi a Salerno tutti mi ripudiarono, sembravo Giovanna D’Arco, rappresentavo il male non vidi i miei genitori per 5 anni”. P.S.

Nell’esperienza comune delle due attrici, oltre la meraviglia del loro lavoro, percepibile dal tono di voce di loro racconti, emerge un fattore che nell’immaginario comune può sembrare quasi impossibile ma che è molto presente nello svolgimento di questa professione: la violenza. Così comune nelle scene che oggi hanno sostituito i film porno, la violenza declinata nel sesso sembra piacere ai fruitori di contenuti hard ma meno alle attrici che lavorano nel settore, tanto da selezionare con chi lavorare e le scene da girare.

“Quando le produzioni mi hanno chiamata, sono stata io a dettare le condizioni: no violenza, no animali, no scene moralmente inaccettabili per me. Oggi molte donne accettano di girare qualsiasi scena a basso prezzo perché pensano di fare soldi facilmente. Una volta durante una serata di spogliarello nel privé, mi è capitato che un uomo volesse leccarmi i piedi, dopo di che voleva che lo calpestassi. Lo feci, col timore di fargli male perché per me questa è comunque violenza nonostante per certi uomini sia piacere”.  – R.G.

“Con l’arrivo di Internet è cambiato tutto, la filmografia, la richiesta della gente, cose sempre più forti, violente, peccaminose, non mi è più piaciuto e ho smesso per nove anni, anni in cui sono andata a vivere in America, ho conosciuto mio marito, ho preso la laurea in Architettura e ho lavorato come architetto.”- P.S.

Conservare i valori, si può

Per quanto sia difficile immaginare pornostar con una vita privata, sentimenti, insicurezze o valori, dal momento che attraverso il sesso vengono totalmente alienate dalla parte che riguarda il loro io più profondo, loro stesse, essendo a contatto diretto e stretto con il sesso e la sessualità hanno uno sguardo chiaro, deciso e trasparente su quella crisi dei valori che affligge la società, specie negli ultimi anni con l’avvento e l’intensificazione dei social.

“Tempo fa giravo con Salieri, che è solito girare con attori di teatro in quanto vuole veridicità dei contenuti e nell’interpretazione. Io interpretavo la madre che portava la figlia minorenne a un casting da un produttore. Mia figlia doveva prostituirsi per diventare attrice, realtà oggi più che mai attuale. Io mi sono chiesta quanto fosse integro a livello morale girare una scena che rappresentava l’incesto con la madre e la prostituzione col produttore. Al che gli dissi che era la prima e l’ultima volta che mi prestassi a una scena del genere per me considerata violenza” -R.G.

“Oggi il porno è troppo alla portata di tutti quindi i ragazzini che iniziano a guardare video dai 10 anni, se non prima, vedono scene che pensano di poter emulare. Prima non c’erano tutti questi stupri di massa. Io ho colpevolizzato molto il mio settore in questo senso perché ci sono persone che pur di fare soldi, producono cose oscene. Però piacciono, vendono e hanno un sacco di visualizzazioni. A me i porno di oggi non piacciono perché sono violenti, mi fanno schifo perché non rappresentano la realtà. Tu donna, andresti mai con 10 uomini? Non è piacere, non la elevi ma sta subendo il potere dell’uomo, il potere sessuale”.  – P.S.

Il ruolo della donna del cinema porno

Come si riesce a mantenere l’eccitazione dopo tante ore?

Non c’è eccitazione, dal primo momento te la devi inventare. C’è una preparazione alimentare e fisica, non c’è un piacere. Magari può capitare qualche volta, ma gli orgasmi femminili, il più delle volte sono finti.

Priscilla Salerno chiarisce uno dei dubbi più quotati nel cinema porno, ovvero se il piacere è davvero piacere, specie quello femminile, tanto valorizzato nelle scene. La donna viene valorizzata così tanto nelle scene che l’uomo passa in secondo piano, considerato un oggetto, al servizio della donna. Nei set viene coccolata, riceve uno stipendio più alto, ma nell’atto pratico il rispetto della donna passa in secondo piano. Contratti firmati in cui non sono specificati termini o condizioni di lavoro e accettazione totale delle indicazioni dettate dalla produzione, senza possibilità di tirarsi indietro.

“Dal punto di vista remunerativo viene pagata più dell’uomo e viene anche valorizzata maggiormente, ma se una donna vuole tirarsi indietro da un anale non può farlo come deve fare sesso con tutti gli attori senza poter selezionare. Ti pagano di più, sì, ma ti rovinano nel tuo io. Diciamo che una volta che l’attrice firma il contratto deve sottostare alle regole della produzione e quindi viene meno il piacere, quanto la soddisfazione della domanda. Se mi metti la testa contro il vetro mentre mi scopi a me non piace” – R.G.

Ma, come in tutte le esperienze di vita, specie in quelle lavorative, non tutte le situazioni vengono percepite con la stessa intensità, quindi i pareri sono contrastanti.

“A me non è mai successo nulla, un rispetto assoluto. In primo luogo siamo le persone più controllate al mondo (analisi ogni 15 giorni) e quando vai su un set e non conosci gli attori, ti accorgi che il sesso non rimane più una cosa intima, non hai l’anima, hai un distacco totale che deve partire dal cervello. Magari il partner non ti piace, non ti piace l’odore o il sapore, i modi, allora te lo devi inventare nella tua testa però sul set non mi è mai successo nulla, protetti in tutto e le donne sono sempre le più coccolate, pagate mentre l’uomo è più un oggetto” – P.S.

Si può ancora parlare di cinema porno?

Che fine hanno fatto le dive e divi di Hollywood tanto ammirati a partire dagli anni 40 fino al 2000 ma che oggi, nel XXIesimo secolo non esistono più? Star come Humphrey Bogart, Marilyn Monroe, Monica Bellucci, Marcello Mastroianni, Sophia Loren non lasciano più l’influenza che prima avevano all’interno della società, sia dal punto di vista cinematografico che personale. Roberto Giulianelli, in arte Oskar V, attore, regista e produttore di cinema pornografico e marito di Roberta Gemma afferma che “il cinema pornografico è sempre stato parallelo a quello tradizionale, anzi quest’ultimo attingeva economicamente dal primo” per cui le dinamiche del cinema in sé colpiscono come effetto domino anche il cinema hard. Oggi, gli stesso pornoattori riconoscono quanto il settore sia fortemente in crisi con l’avvento di Internet e del porno nel piccolo schermo. Ai film si sono sostituiti i gonzi, le scene, e piattaforme come Only Fans o PornHub/Youporn hanno contribuito alla morte lenta del cinema pornografico per lasciare spazio alla pornografia, togliendo valore alla professione e ai professionisti. Roberta Gemma e Priscilla Salerno condannano questo passaggio molto importante guardando con malinconia gli anni d’oro del porno quando esistevano le case di produzione che lavoravano intensamente nell’obiettivo finale, in cui uomini e donne svolgevano questa professione per passione e non per soldi. Oggi, invece, si assiste al processo inverso, ovvero donne che cavalcano l’onda per qualche mese, massimo un anno per poi andare nel dimenticatoio, allettate dai “soldi facili” e che accettano qualsiasi condizione. Priscilla Salerno, afferma infatti che “Questo lavoro è molto mercenario: chi paga di più e ti piace la situazione, allora accetti”.

“Una cosa che accadeva prima e che oggi, invece, manca è che e un’attrice decideva di entrare nell’hard con consapevolezza e a testa alta, non perché qualcuno la costringesse a farlo. Oggi, apri Internet e vedi donne che si spacciano per pornostar senza conoscere nomi importanti del settore o senza avere una filmografia alle spalle”. R.G.

“Tutte pensano che per essere famose devono fare determinate cose e invece hanno solo venduto l’anima al diavolo. Ci sono colleghe che hanno fatto tantissimi film e nessuno le conosce. La mia filmografia forse è tra le più povere di tutte le pornostar italiane ma sono comunque molto nota perché io dato di più, ho insegnato qualcosa, ho puntato sulla qualità piuttosto che sulla quantità e questo mi ha permesso di costruirmi una carriera”. P.S.

Si può parlare di tramonto del cinema pornografico? Ma soprattutto quanto è cambiato il cinema porno nel corso degli anni? Roberta Gemma, alla domanda, mostra un grande sorriso per poi dire che “è tutto finito. Prima esistevano le produzioni (all’incirca 10 in tutta Italia) oggi massimo due. Oggi vedi un film e li hai visti tutti”, e Oskar V, da regista quale è, sottolinea quanto quello che manchi oggi più che mai nelle scene hard sia l’evocazione, l’intrigo, la fantasia, immaginazione, la trama, sostituite da semplice palestra messa in scena da uomini e donne che contribuiscono a dare valore a questo settore ma, anzi, a eliminarlo.

Con fierezza mi mostrano i premi vinti agli AVN Awards, gli Oscar del cinema porno, ottenuti lavoro, sacrificio e passione e Priscilla Salerno con orgoglio sottolinea quanto oggi sia la professionista che è grazie a un percorso degno, dignitoso che ha scelto giorno per giorno malgrado il giudizio della gente, dei famigliari e della società. Oggi entrambe hanno una loro casa di produzione con cui portano avanti i loro progetti professionali, erigendo il loro nome e quello del cinema porno, oggi messo in discussione e sostituito da quella pornografia così diseducativa quanto noiosa.

Awards ottenuti da Roberta Gemma e Oskar V

Perché quest’opera?

“Sesso e arte sono la stessa cosa”, diceva Pablo Picasso. E non aveva tutti i torti. Pensare alla potenza che le opere erotiche trasferiscono alle persone sottolinea quanto sia importante pensare al sesso come qualcosa di necessario all’interno della nostra società e quanto la volgarità appartenga all’ignoranza con la quale viene introdotto e insegnato. “The two friends" di Francis Picabia con colori e linee vive rappresenta la vita, appunto, di due donne coinvolte nel sesso. Donne consapevoli, travolte, appassionate.

Calco del busto di Roberta Gemma, creato all’Accademia delle Belle Arti di Roma ed esposto alla mostra rinascimentale del museo della conciliazione accanto le opere erotica di Picasso

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